LE ALTRE CHIESE DI IGLESIAS
Il Collegio o La PurissimaAi Gesuiti, presenti ad Iglesias fin dal 1578, si deve la costruzione della chiesa intitolata alla Vergine Purissima e del Collegio ad essa collegato. Si tratta di un bell’esempio, unico in città, del severo manierismo dell’architettura tipica della Controriforma la cui facciata, estremamente semplice, incarna perfettamente gli ideali di rigore e sintesi propri della Compagnia di Gesù. L’unico elemento di vivacità è il contrasto fra il bianco dell’intonaco e le decorazioni in trachite rossa delle cornici che fanno da ornamento al portale in legno sormontato da un timpano curvilineo spezzato. Al centro si trova lo stemma selle Compagnia di Gesù, mentre sotto, nell’architrave che inquadra il portale, uno stemma nobiliare, forse quello della famiglia Serra: sopra una finestra rettangolare anch’essa inquadrata da cornici sagomate in trachite rossa.
Sulla sinistra sorge il campanile di pianta quadrangolare, con bifora nella parte terminale. L’interno è caratterizzato da un’unica ampia navata, voltata a botte a tutto sesto, con sei cappelle laterali, tre per lato, anch’esse voltate a botte e rialzate rispetto al corpo dell’aula, con altari e decorazioni baroccheggianti. La zona presbiteriale, leggermente sopraelevata rispetto al piano del calpestio della navata, accoglie un sontuoso altare barocco in marmo con decorazioni policrome, colonne tortili su capitelli corinzi e putti, posti in alto sui lati, come coronamento. La balaustra d’accesso al presbiterio, anch’essa in marmi policromi, reca la data del 1722. Alla fine del XVII secolo risale la realizzazione della cantoria, costruita sul modello di quella della chiesa di San Michele di Cagliari, mentre al Novecento risalgono gli ultimi interventi decorativi: i dipinti della seconda e terza cappella sinistra realizzati tra il 1906 e il 1908 dal pittore Luigi Cambini e da collaboratori. Quando nel 1774 i Gesuiti lasciarono la città, la chiesa rimase in stato di completo abbandono fino al 1808, quando il re Vittorio Emanuele I la cedeva al Vescovo di Iglesias. scheda dal sito della proloco di iglesias PER SAPERNE DI PIU' http://www.mediatecaiglesias.it/mediatecaIglesias/export/sites/default/www/Sinistra/TurismoCultura/Architettura/Religiosa/chiesaCollegio/index.html http://sulcisiglesiente.eu/site/dettaglio_fede.asp?index_page=cultura&index_page2=fede&arg=Le%20chiese%20del%20sulcis%20Iglesiente&keyArte=141 San Francesco d'Assisifoto di Sergio Pianti
Non essendoci fonti storiche rilevanti che riguardano l’arrivo dell’Ordine francescano in città, risulta difficoltoso datare con precisione l’avvio dei lavori di costruzione della chiesa di San Francesco. Secondo alcune fonti storiche il complesso è sorto su un insediamento benedettino, per altre è stato fondato quando i francescani arrivano in città al seguito degli aragonesi; più precisamente tra il 1326, anno in cui Alfonso, infante d’Aragona, comunica al fratello Pietro l’intenzione di fondare un convento di frati a Villa di Chiesa, e il 1334, quando Pietro d’Aragona invia un finanziamento per garantire il proseguimento dei lavori. Della costruzione di questo primo impianto, probabilmente con pianta ad aula trinavata a capriate lignee, non ci sono testimonianze rilevanti. La costruzione attuale dell’edificio, il più bell’esempio dell’arte gotica della Diocesi, si colloca a partire dalla prima metà dell’400. La facciata realizzata interamente in trachite rossa, con tetto a capanna e spioventi sporgenti esemplifica l’austerità dello stile romanico: al centro un portale ligneo, inquadrato da esili colonnine sagomate, sormontato da un arco a sesto acuto, in alto un rosone con cornici, sopra il quale è collocata una piccola statua raffigurante la “Alma Redemptoris Mater”; ai lati, due piccoli oculi. L’interno, presenta un pianta ad aula mononavata con cappelle laterali, scandita in sette campate da archi a sesto acuto che sorreggono la copertura lignea. L’abside, più stretto e più basso rispetto alla navata, coperto da volta ombrelliforme, risale al 1523, quando la chiesa venne innalzata e dotata di una nuova copertura che sostituisce le capriate. La quinta cappella, denominata “del Crocifisso”, è dedicata ai caduti del primo conflitto mondiale. Sulla parete di fondo un crocifisso in bronzo, realizzato dallo scultore sassarese Gavino Tilocca nel 1951. Nella stessa cappella è conservata la lastra tombale che ricorda la sepoltura nella chiesa del primo camerlengo catalano, Guglielmo De Rius, di Villa di Chiesa, morto nel 1328, e la statua in terracotta, databile intorno al XV secolo, che raffigura un frate seduto, l’unica rimasta delle sette del ciclo della Verna, raffiguranti scene della vita di San Francesco. Nel presbiterio una delle gemme pendule, raffigura un crocifisso che ricorda il celebre “Crocifisso di Nicodemo” del Duomo di Oristano; realizzato in trachite rossa, intorno al XV-XVI secolo, è attribuito a scultore di scuola iberica. Fra le opere più importanti il “Retablo della Vergine” di Antioco Mainas, pittore cagliaritano della bottega di Stampace, restituito alla chiesa solo recentemente e collocato sulla parete di fondo del vano aggiunto alla prima cappella di sinistra. Con la soppressione degli ordini religiosi la chiesa e il convento diventano di proprietà comunale; a fine dell’800 viene sconsacrata ed adibita agli usi più vani. Solo nel 1928, dopo un restauro, è stata riaperta al culto e dal 1935 i francescani hanno ripreso possesso della struttura. scheda dal sito della proloco di iglesias PER SAPERNE DI PIU' http://www.mediatecaiglesias.it/mediatecaIglesias/export/sites/default/www/Sinistra/TurismoCultura/Architettura/Religiosa/chiesaSanFrancesco/index.html http://sulcisiglesiente.eu/site/dettaglio_fede.asp?index_page=cultura&index_page2=fede&arg=Le%20chiese%20del%20sulcis%20Iglesiente&keyArte=142 http://www.carboniaiglesias.net/comune/aDettagli.asp?nmNtz=San%20Francesco Nostra Signora delle Graziefoto di Giampaolo Bardi
Originariamente era dedicata al martire cagliaritano San Saturno, così come risulta anche dal Breve di Villa di Chiesa. Tuttavia il ricordo dell’antico nome rimase vivo per molto tempo, e non solo nella memoria e nella devozione dei fedeli, come dimostra la documentazione conservata presso l’Archivio Storico Diocesano della Curia Vescovile di Iglesias.La facciata divisa in tre ordini documenta le tre principali fasi costruttive: al XIII secolo, in epoca pisana, risale il primo ordine, diviso in tre specchi da lesene in pietra squadrata, con decorazione ad archetti a tutto sesto, che ricorda la chiesa di Santa Maria di Valverde: la monofora a sesto acuto del secondo ordine è di epoca aragonese, mentre la parte superiore è di fattura settecentesca con un timpano spezzato e campanile a vela, coronamento baroccheggiante, che conferisce originalità all’edificio. L’interno, rimaneggiato e ampliato a più riprese, ha pianta ad aula, con due piccole cappelle laterali, una a sinistra e una a destra, e copertura con spioventi in legno. Cinque archi a sesto acuto in trachite rossa, che dividono le campate, spezzano l’unitarietà dell’aula basilicale. L’ampia zona presbiteriale è sormontata da un’ampia cupola a padiglione su tamburo ottagonale recante la data del 1708. Le decorazioni dell’arco a sesto acuto d’accesso al presbiterio sono in trachite rossa con motivi di rose e conchiglie come nella chiesa di San Domenico ad Iglesias. Sopra il portale di ingresso trova spazio la cantoria con balaustra in legno. All’ingresso sul lato sinistro, una grata con una piccola porta che serviva per la comunione delle monache Clarisse, il cui monastero, costruito per iniziativa del Canonico di Cagliari Marco Canavera ricordato nella lapide posta in facciata, era addossato sul lato sinistro dell’edificio. Nel presbiterio, sulla parete di fondo entro una nicchia, è conservato il simulacro ligneo di Nostra Signora delle Grazie, venerata dalla comunità iglesiente perché grazie alla sua intercessione la città fu liberata dal flagello delle locuste nel 1735, anno del Voto. Sempre nel presbiterio, il tabernacolo ligneo proveniente dalla parrocchiale di Mores, realizzato da fra Gaudenzio di Sassari. scheda dal sito della proloco di iglesias PER SAPERNE DI PIU' http://www.mediatecaiglesias.it/mediatecaIglesias/export/sites/default/www/Sinistra/TurismoCultura/Architettura/Religiosa/chiesaMadonnaGrazie/index.html http://sulcisiglesiente.eu/site/dettaglio_fede.asp?index_page=cultura&index_page2=fede&arg=Le%20chiese%20del%20sulcis%20Iglesiente&keyArte=145 http://www.carboniaiglesias.net/comune/aDettagli.asp?nmNtz=Santa%20Maria%20delle%20Grazie San Michele ArcangeloL’edificio, il cui prospetto non venne mai ultimato, è stato costruito tra la fine del secolo XV e gli inizi del successivo e propone i consueti caratteri del tardo gotico catalano.
L’oratorio dedicato all’arcangelo Michele venne edificato per iniziativa della Confraternita del Santo Monte sotto l’invocazione e il titolo della SS. Vergine della Pietà. In occasione della Settimana Santa l’oratorio di san Michele diviene il centro della vita religiosa cittadina. Da qui partono le suggestive processioni attraverso le quali il popolo dei fedeli è chiamato a rivivere i misteri della passione e morte di Gesù. Con rituali rimasti invariati nei secoli i confratelli, nei loro caratteristici abiti di derivazione spagnola, accompagnano i fedeli in questa rievocazione suggestiva percorrendo le strade del centro storico di Iglesias invitando i fedeli al raccoglimento, alla meditazione e alla preghiera. I bambini, i giovani e gli adulti partecipano alle processioni indossando una tunica bianca di tela che copre fino al polpaccio, stretta in vita da un cordone, mentre il viso è celato da un cappuccio detto Visiera. A motivo di questo abbigliamento vengono detti Baballotti; termine che in sardo campidanese si può tradurre come animaletto o piccolo insetto. Coloro che appartengono all’Arciconfraternita sono detti invece Germani; termine che deriva dallo spagnolo hermano (fratello). Il loro abito è composto da una camicia ornata da fiocchi di velluto nero e da volanti sulle spalle, sul girocollo, lungo l’apertura anteriore e nell’estremità delle maniche. Un’ampia gonna lunga fino a coprire le caviglie completa l’abito, arricchito da una fascia di seta bianca con coccarda che stringe i fianchi. scheda dal sito iglesias turismo San Domenicofoto di Giuliano Salis
La chiesa neogotica di San Domenico sorge nell’area in cui, in epoca medioevale, era ubicata la chiesa della Santissima Trinità menzionata nel Breve di Villa di Chiesa. La sua costruzione fu voluta dal canonico iglesiente Michele Fenza, che ne favorì la costruzione mediante un lascito del 1610 a favore della creazione di un convento di frati Domenicani, con l’impegno di impartire gratuitamente l’istruzione ai bambini poveri. La tradizione popolare racconta che gli stessi bambini contribuirono al trasporto del materiale per l’erezione della chiesa, da qui il nome di “Cresia de is piccioccheddus” (chiesa dei ragazzi). L’edificio, ricostruito ed intitolato a San Domenico, nel suo evidente aspetto neogotico, riflette la fase di ritorno della cultura medioevale attuatasi con la Controriforma, tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600. La facciata presenta un portale inquadrato da colonne corinzie ed architrave, sormontato da un arco trilobato in cui si apre una piccola finestra, ai lati altre due colonnine sostengono un piccolo timpano. L’interno ha pianta ad aula mononavata, divisa in quattro campate da archi a sesto acuto in blocchi di trachite rossa con cappelle laterali, due per lato, coperte con volta a botte, tranne la seconda a sinistra, quella dedicata all’Assunta, coperta con cupola a padiglione. Da rilevare in questa chiesa l’assenza del presbiterio, che fu completamente demolito per la costruzione dell’attuale Via Eleonora; quello che un tempo era l’arco d’accesso infatti, è oggi interrotto dal muro di fondo, sul quale si trovano due monofore, a sesto acuto, con vetri policromi; in alto, al centro, una nicchia ospita il simulacro di San Domenico. scheda dal sito della proloco di iglesias PER SAPERNE DI PIU' http://www.mediatecaiglesias.it/mediatecaIglesias/export/sites/default/www/Sinistra/TurismoCultura/Architettura/Religiosa/chiesaSanDomenico/index.html Le Anime Purgantifoto di Giuliano Salis
Il 15 giugno 1713 viene fondata a Iglesias, ad opera di Giuseppe Atzori, la confraternita delle Anime, la cui finalità era principalmente quella di garantire la celebrazione delle messe in suffragio delle anime dei confratelli defunti, oltre che quella di fornire loro l'assistenza gratuita nell'accompagnamento funebre. Su iniziativa della Confraternita, nella seconda metà del settecento, viene costruita la chiesa della Anime Purganti. La facciata dell'edificio religioso si presenta semplice e sobria, con la decorazione del solo rosone, di grande dimensioni posto in esse con l'ingresso; nel campanile a vela vi è una campana di piccole dimensioni arricchita dalla raffigurazione di quattro angeli fra foglie d'acanto. L'edificio è impostato su una pianta a navata unica, divisa in campate da archi a tutto sesto [testo di Giuliano Salis] San Giuseppe artigianofoto di Giuliano Salis Costruito nel XVII secolo e caratterizzato da forme tardo-gotiche, l'edificio, presenta una facciata sormontata da un timpano ed arricchita da una finestra ad oculo con vetri policromatici che compongono l'immagine di San Giuseppe e Gesù bambino, mentre all'interno l'impianto ad aula è contraddistinto da una copertura con volta a sesto acuto. L'abside, a pianta quadrangolare, è coperto da una volta a crociera con una gemma pendula su cui è impressa un'immagine del crocifisso di Nicodemo; l'altare ospita una struttura lignea che contiene il simulacro di San Giuseppe. Ai lati dell'aula si trovano due cappelle, dove vengono conservati: il simulacro di Santa Lucia del XV di Santa Chiara secolo, una statua della Vergine del XVIII secolo, un Gesù bambino del XIX secolo (donato alla chiesa dalla farmacista Maria Pia Murroni-Marchei negli anni 90 del “900”) e l'antica campana del santuario fatta fondere dal canonico Antonio Canavera. Il bronzo reca questa iscrizione: + SANCTE IOSEPH ET LUCIE ORATE PRO NOB (S) ANTONIUS CANNAVERA CANONICUS ET + PRIOR HUIUS ECCLESIE FIERI FECIT ANNO D. MDCXXXVIIII- Sul Lato destro della navata si trova un quadro ligneo della fine dell'800 che ritrae l'immagine di un Cristo sofferente. Acquistato in Spagna alla fine dell'800 dall'iglesiente Rita Atzeni, facoltosa azionista della Società di Monteponi, ereditato dalla nipote farmacista Maria Pia Murroni-Marchei, fu donato alla chiesa in accordi con il proprio consorte Marco negli anni 90 del 900. Nel santuario è conservata una acquasantiera su cui è impressa un'effige di Santa Chiara mentre si difende dai saraceni innalzando l'ostensorio. [testo di Giuliano Salis] Santa Barbara (sconsacrata)foto di Gianfranco Canino
Santissimo Salvatore (sconsacrata)La chiesa di San Salvatore trae la sua importanza dal fatto d'esser compresa nel ristretto gruppo di chiese cruciformi sarde inquadrabili nell'età bizantina. Per via della prossimità di forme con la chiesa di Santa Croce a Ittireddu, può collocarsi nel IX-XI secolo.
La pianta cruciforme si sviluppa per una lunghezza di 25 m. La navata principale interseca il transetto con un angolo solo apparentemente retto; in realtà, i corpi di fabbrica si incrociano con un angolo di cento gradi. Nella facciata si apre un portale del tipo architravato semplice con architrave gravante sulla murature perimetrali. Il secondo accesso all'edificio è tramite un portale del tipo centinato a tutto sesto, nella testata del braccio destro del transetto. Un terzo accesso alla chiesa è stato di recente identificato lungo il lato s. del transetto. Dalla parte opposta alla facciata la navata principale si chiude con un muro che mostra evidenti segni di ammorsatura di un'abside. La presenza dell'abside ha trovato definitiva conferma durante gli ultimi lavori di restauro quando è emerso il perimetro di fondazione, in perfetta corrispondenza con i conci di ammorsatura. Nella stessa occasione sono state riportate alla luce anche le fondazioni di altre due absidi, orientate come la principale ma posizionate ai lati del transetto. I bracci sono voltati a botte, mentre nel punto di incrocio si innalza un tiburio coperto da tetto a spioventi, ma originariamente concluso anch'esso con una volta a botte. La tecnica edilizia è piuttosto curata, con uso di grandi blocchi ben squadrati negli angoli esterni dei bracci e di pietre di dimensioni inferiori nella tessitura dei paramenti murari. Dall'analisi della muratura, classificabile come"opus incertum", emerge anche il largo uso di mattoni in cotto di almeno due tipi: il più antico rispetta l'unità di misura bizantina, il cosiddetto piede bizantino, l'altra risulta di origine e realizzazione autoctona. Molto è irrimediabilmente perduto, purtroppo anche le pitture murali che ornavano l'interno della chiesa. scheda dal sito della proloco di iglesias PER SAPERNE DI PIU' http://www.mediatecaiglesias.it/mediatecaIglesias/export/sites/default/www/Sinistra/TurismoCultura/Architettura/Religiosa/chiesadelSalvatore/index.html http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=18073&v=2&c=2659&c1=2632&t=1 http://www.bossong.com/consolidamento/case-histories/consolidamento/chiesa-di-san-salvatore-iglesias.html San Marcello (sconsacrata)foto di Sergio Pianti
La chiesa sorge nel centro storico cittadino, accanto alle antiche mura e alla chiesa di San Francesco. In origine l’oratorio di San Marcello doveva sorgere proprio accanto alla chiesa di San Francesco, ma nell’Ottocento l’amministrazione cittadina decise di costruire su quel sito una scuola, demolendo una parte delle antiche mura e traslando l’edificio ecclesiastico. La costruzione della chiesa risale al XVI-XVII secolo ad opera della confraternita di San Marcello; nel XX secolo, su progetto dell’ingegnere Luigi Degrossi, l’edificio è ricostruito riutilizzando parte dei materiali. Della struttura originaria si mantiene la facciata di gusto gotico, caratterizzata dal rosso della trachite. Questa presenta terminale a cuspide, racchiuso da paraste angolari e decorato da una doppia teoria dei archetti trilobati. Il portale è sormontato da un arco ogivale con crocetta apicale e oculo modanato. scheda dal sito idese Chiesa del cimiterofoto Mauro Madeddu
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Le chiese campestri di Iglesias
Nostra Signora del Buon Cammino, San Severino, San Lorenzo, San Giuliano (abbandonata), Vergine di Loreto (rudere), Santa Cristina (rudere), San Filippo (abbandonata), san Pietro (rudere), Sant'Antonio Abate (abbandonata), Santa Maria di Barega (rudere), Sant'Elena (rudere), San Lorenzo (rudere), Santa Vittoria (rupestre)
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